Riflessione interessante, grazie. Riporto quanto ho scritto su Facebook come commento al tuo articolo, e aggiungo poi una riflessione.
Il problema della scienza è che si è affidata alla ragione, senza metterci anche il cuore. Questo l'ha portata a corrompersi assecondando le sirene del capitalismo, che ne hanno fatto un loro strumento, e per questo inviso ai popoli.
Più che una nuova scienza ci servono dei nuovi scienziati, degli scienziati-mistici come direbbe Marco Guzzi.
Noi nel gruppo di altrascienza ci stiamo umilissimamente provando...
Aggiungo che un problema che ha l'establishment scientifico oggi è il materialismo implicito. Si pensa cioè che la scienza autorevole debba essere materialista, e secondo me questo è un modo abbastanza barbaro di concepirla.
Inoltre la verità si interseca con un valore che forse non siamo abituati a perseguire è la "sincerità", che secondo alcune tradizioni è la base di ogni virtù umane, e secondo il vangelo è necessaria una sincerità radicale, "la vostra parola sia si quando è si e no quando è no, tutto il resto viene dal maligno".
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Una riflessione che potremmo fare è questa. Perché dovremmo perseguire la verità?
Mi viene da pensare che la verità ha (almeno in certe circostanze, diciamo quelle di sopravvivenza) un valore implicito. Conoscere la verità sulla natura ci aiuta a vivere meglio, ad esempio a curarci con le piante giuste, a capire come risolvere certi problemi della sopravvivenza.
Quindi c'è un circolo autopoietico conoscenza della verità -> sopravvivenza -> selezione biologica/culturale ->conoscenza della verità
Ma oltre a questo livello di base, che premia la capacità di saper ricercare, riconoscere e condividere la verità, esiste il livello della società, nella quale la sincerità non è sempre un valore, in quanto non sempre aumenta le capacità di sopravvivenza.
Forse perché le società si organizzano intorno ad ideologie dominanti, che temono la verità.
Questo sembra essere un circolo contrario a quello di prima. ideologia ->sopravvivenza nel gruppo-> altra ideologia.
Vedendo il problema della scienza come un conflitto tra questi due circoli autopoietici, si possono dire alcune cose
- che nessuna società può essere basata totalmente sulla menzogna. Se succede la società crolla, crollando il fondamento di realtà sulla quale, volenti o nolenti, si basa la nostra sussistenza fisica. Questo è il mito della torre di Babele, che mi sembra molto utile per valutare l'attuale occidente.
- Proseguendo il ragionamento, se ideologia e verità sono incompatibili, e se la verità è necessaria, l'unica maniera per uscire dal "conflitto" sembra dunque essere quella di perseguire una ideologia che metta al primo posto la verità (l'unica ideologia compatibile con essa), ma allora dovrebbe essere una ideologia che comprenda la trascendenza (perché la verità è di per sé trascendente, nessuno può dire di averla in tasca).
Avere "fede" nella verità è qualcosa che potrebbe aiutarci ad uscire da questa empasse.
Un altro aspetto interessante della questione secondo me è la possibilità di sperimentare stati di coscienza diversi da quello ordinario, che possano riconfigurare la nostra esperienza del reale, portandoci ad un ampliamento di coscienza che superi il materialismo. In questo senso l'esperienza di Federico Faggin è emblematica.
Riflessione interessante, grazie. Riporto quanto ho scritto su Facebook come commento al tuo articolo, e aggiungo poi una riflessione.
Il problema della scienza è che si è affidata alla ragione, senza metterci anche il cuore. Questo l'ha portata a corrompersi assecondando le sirene del capitalismo, che ne hanno fatto un loro strumento, e per questo inviso ai popoli.
Più che una nuova scienza ci servono dei nuovi scienziati, degli scienziati-mistici come direbbe Marco Guzzi.
Noi nel gruppo di altrascienza ci stiamo umilissimamente provando...
https://www.altrascienza.it/
Aggiungo che un problema che ha l'establishment scientifico oggi è il materialismo implicito. Si pensa cioè che la scienza autorevole debba essere materialista, e secondo me questo è un modo abbastanza barbaro di concepirla.
Inoltre la verità si interseca con un valore che forse non siamo abituati a perseguire è la "sincerità", che secondo alcune tradizioni è la base di ogni virtù umane, e secondo il vangelo è necessaria una sincerità radicale, "la vostra parola sia si quando è si e no quando è no, tutto il resto viene dal maligno".
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Una riflessione che potremmo fare è questa. Perché dovremmo perseguire la verità?
Mi viene da pensare che la verità ha (almeno in certe circostanze, diciamo quelle di sopravvivenza) un valore implicito. Conoscere la verità sulla natura ci aiuta a vivere meglio, ad esempio a curarci con le piante giuste, a capire come risolvere certi problemi della sopravvivenza.
Quindi c'è un circolo autopoietico conoscenza della verità -> sopravvivenza -> selezione biologica/culturale ->conoscenza della verità
Ma oltre a questo livello di base, che premia la capacità di saper ricercare, riconoscere e condividere la verità, esiste il livello della società, nella quale la sincerità non è sempre un valore, in quanto non sempre aumenta le capacità di sopravvivenza.
Forse perché le società si organizzano intorno ad ideologie dominanti, che temono la verità.
Questo sembra essere un circolo contrario a quello di prima. ideologia ->sopravvivenza nel gruppo-> altra ideologia.
Vedendo il problema della scienza come un conflitto tra questi due circoli autopoietici, si possono dire alcune cose
- che nessuna società può essere basata totalmente sulla menzogna. Se succede la società crolla, crollando il fondamento di realtà sulla quale, volenti o nolenti, si basa la nostra sussistenza fisica. Questo è il mito della torre di Babele, che mi sembra molto utile per valutare l'attuale occidente.
- Proseguendo il ragionamento, se ideologia e verità sono incompatibili, e se la verità è necessaria, l'unica maniera per uscire dal "conflitto" sembra dunque essere quella di perseguire una ideologia che metta al primo posto la verità (l'unica ideologia compatibile con essa), ma allora dovrebbe essere una ideologia che comprenda la trascendenza (perché la verità è di per sé trascendente, nessuno può dire di averla in tasca).
Avere "fede" nella verità è qualcosa che potrebbe aiutarci ad uscire da questa empasse.
Un altro aspetto interessante della questione secondo me è la possibilità di sperimentare stati di coscienza diversi da quello ordinario, che possano riconfigurare la nostra esperienza del reale, portandoci ad un ampliamento di coscienza che superi il materialismo. In questo senso l'esperienza di Federico Faggin è emblematica.
Christian